La pièce in scena il 5-6 novembre firmata da Igor Horvat. La giovane cineasta Agnese Làposi avrà il compito della trasposizione audiovisiva.

LUGANO – Parliamo di una prima ticinese: ovvero uno spettacolo teatrale messo in scena al LAC che viene ripreso cinematograficamente. Lo spettacolo è “I Fisici” di Dürrenmatt firmato da Igor Horvat che ha curato la traduzione e la regia, e sarà pure attore. Autrice invece della trasposizione audiovisiva e la giovane regista ticinese Agnese Làposi, vincitrice della prima edizione del bando di concorso di lingua italiana che incoraggia e sostiene la produzione e la diffusione di opere audiovisive originali che integrano, rielaborandole, le riprese di spettacoli dal vivo. Un’operazione che se oltre Gottardo avviene regolarmente, nella Svizzera italiana è a tutti gli effetti una prima, se non consideriamo la prova con lo spettacolo “Nuda” della Compagnia Finzi Pasca.

C’è molto di Ticino e di Svizzera in ciò che andrà in scena il 5 e il 6 novembre al LAC. Non solo perché lo spettacolo ha la benedizione del Centre Dürrenmat di Neuchâtel, ma anche perché nasce dalla collaborazione tra LAC e il Teatro Sociale Bellinzona dove lo spettacolo verrà rappresentato il 14 e il 15 novembre. Una collaborazione salutata con soddisfazione da Roberto Badaracco in conferenza stampa, il quale non ha risparmiato la battuta: «Si fa sempre molta fatica a collaborare in Ticino tra Sopraceneri e Sottoceneri, ma evidentemente quando c’è la cultura di mezzo non esistono barriere». Un’unione salutata con soddisfazione anche dal direttore artistico del LAC, Carmelo Rifici: «Non abbiamo le risorse per realizzare un ensemble come lo Schauspielhaus di Zurigo o il teatro di Basilea, che possono permettersi di avere un repertorio sempre rinnovato grazie a registi e attori che hanno in casa, tuttavia è giusto che il LAC abbia un legame con gli attori del territorio e si adoperi con registi locali che sanno come portare al pubblico un grande repertorio classico». Il regista in questione è Igor Horvat, nome più che noto al pubblico del LAC per i numerosi lavori portati in scena a Lugano. Molti ricorderanno “La bottega del Caffè” di Goldoni.

Questa volta ci prova con una tragicommedia grottesca nata in reazione allo sviluppo e utilizzo della bomba atomica durante la Seconda guerra mondiale. Tema quanto mai attuale. Ed è proprio su questo aspetto che Horvat si è soffermato. «L’attualità di un testo non è dovuta al testo, ma dobbiamo elaborarla noi e chiederci a che punto siamo – dopo decenni – rispetto a questi temi? Abbiamo fatto passi avanti? L’attualità la dobbiamo in qualche modo elaborarla noi stessi». Dürrenmatt aveva visitato il Cern di Ginevra e ne era rimasto molto colpito. «Il suo giudizio – spiega Horvet – non fu necessariamente negativo, ma riconosceva nella ricerca scientifica e tecnologica una grandezza in termini di potenza e si chiedeva se noi in fondo eravamo all’altezza di questa grandezza». Temi che incutevano paura ieri e che oggi portano a riflessioni non scevre da timori. «Non è necessario essere apocalittici come lo era Dürrenmatt – aggiunge Horvat – siamo di fronte in fondo a una tragicommedia in grado di mostrare che la realtà ha molti lati complessi. La complessità è la condizione in cui noi ci troviamo e con la quale dobbiamo fare i conti».

Complesso sarà il lavoro della giovane cineasta Agnese Làposi che avrà il compito di riprendere cinematograficamente l’opera teatrale. «Conoscevo Dürrenmatt dagli studi scolastici e sono molto contenta di essermi dovuta reimmergermi nel testo. Non si tratta di una semplice ripresa dello spettacolo. La trasposizione cinematografica segue la messa in scena di Igor Horvat, sfruttando il fatto che il progetto teatrale sia ancora in fase di creazione. Durante la preparazione dello spettacolo, filmeremo le diverse fasi della pièce, cogliendo l’evoluzione delle prove. Il mio obiettivo è raccontare l’opera attraverso una progressiva ibridazione, che parte dal testo letterario, passa per la rappresentazione teatrale e culmina in una versione cinematografica».