Una singolare nazionale di calcio da strada è in ritiro nel Locarnese. E della squadra fanno parte anche tre ticinesi.
TENERO – “Siamo pronti per vivere un’esperienza fantastica“. Bruno, 35enne di Locarno, non sta più nella pelle. Lui è uno dei tre ticinesi che nel corso della prossima settimana si recherà ad Amsterdam con la nazionale svizzera di street soccer per disputare la tredicesima Homeless World Cup, un singolare mondiale di calcio dedicato alle persone socialmente escluse. La simpatica squadra, formata da otto atleti provenienti da tutta la Svizzera, da qualche giorno si trova in ritiro a Tenero. “Venerdì – spiega Massimo, 40enne di Gordola – il team prenderà il treno e si sposterà in Olanda”. “Non vediamo l’ora”, dice Julien, 35 anni, di Bellinzona.
Prima ticinese – Per la prima volta un gruppo di ticinesi partecipa a una manifestazione di questo genere. Ci sono riusciti grazie ad Azatlaf, la squadra amatoriale di cui fanno parte e con cui si allenano in Ticino. “Le selezioni – precisa Yvan Gentizon, ex calciatore professionista e responsabile di Azatlaf – sono state seguite dall’associazione no profit Surprise di Basilea. È Surprise a gestire l’intera spedizione”.
Calcio da strada – Intanto, sul campo si suda. Dimensioni ridotte, asfalto al posto dell’erba, balaustre come nell’hockey su ghiaccio. Tutto un altro calcio rispetto a quello tradizionale. “Ci fanno correre come matti”, ammette Bruno. “Però l’ambiente è bellissimo – aggiunge Massimo -. In questa settimana di ritiro ci hanno fatto dormire in tenda, tutti assieme. Un po’ scomodo, ma è così che si crea lo spirito di squadra”.
Specchio della società – Massimo ha origini calabresi, Bruno è portoghese, Julien viene dalla Francia. Del team fa parte anche un richiedente l’asilo eritreo. Una squadra che rappresenta uno spaccato di società. E composta da persone che nella vita hanno affrontato determinate difficoltà. “In inglese – riprende Gentizon – homeless significa ‘senza tetto’. È un termine che nel corso degli anni è stato declinato con varie sfumature. Ognuna delle 74 nazioni presenti al mondiale lo interpreta a modo suo”.
Storie – Bruno ha un diploma di cuoco, ma a causa di problemi alla schiena non lavora più. Durante la giornata, frequenta un centro diurno. Massimo fa il carrozziere e in passato ha avuto qualche difficoltà a causa di un carattere introverso. Julien ancora oggi appare molto timido e riservato.
Telecamere – Ed è proprio Julien a evidenziare un aspetto particolare di questa esperienza. “Da quando abbiamo iniziato le selezioni, il regista Daniel Bilenko ci sta seguendo con le telecamere. Sta realizzando un documentario per la trasmissione Storie della RSI. E forse lo porterà anche al festival del film di Soletta. Per noi è impegnativo. Non mi era mai capitato di aprirmi in questo modo, di raccontare la mia vita”.
Conto alla rovescia – Il conto alla rovescia è ormai partito per questa simpatica nazionale. “Domenica avremo la prima partita”, annuncia Bruno. E tra le avversarie della Svizzera ci sarà pure il Portogallo. “Per me è una specie di derby – conclude Bruno -. Però io sono in Svizzera da 20 anni e gioco con la maglia rossocrociata. Sono orgoglioso di rappresentare il Paese in cui vivo”.