Di Ivo Silvestro / La Regione

Abbiamo visto l’intelligente ‘Fade to Black’ di Giovanni Jannoni e Mariangela Marletta e altri lavori più sperimentali (forse troppo)

Il programma delle Giornate di Soletta riserva piacevoli sorprese e curiosi abbinamenti. Così, in un affollato Kino im Uferbau (una sala ricavata in uno degli accoglienti edifici del centro) abbiamo visto il cortometraggio ‘Fade to Black’ di Giovanni Jannoni e Mariangela Marletta, prodotto da Rec con la partecipazione della Rsi. II titolo non ha nulla a che vedere con i Metallica ma indica la tecnica cinematografica della dissolvenza a nero, classico espediente di montaggio per “chiudere” una sequenza. Se poi la dissolvenza avviene su un romantico bacio sotto la pioggia, abbiamo un lieto fine dei più classici, un cliché al quale è difficile resistere (su YouTube gli appassionati fanno le classifiche dei loro baci sotto la pioggia preferiti).

Jannoni e Marletta, entrambi diplomati al Cisa, giocano con questo e altri cliché cinematografici e una fotografia volutamente rétro confezionando un cortometraggio brillante che strappa più di un sorriso al cinefilo. Ma ‘Fade to Black’ non si limita a ironizzare sul cinema: se la dissolvenza a nero è il lieto fine del “e vissero per sempre felici e contenti”, cosa succede se uno dei due non è poi così sicuro di quel “per sempre”? Ecco che la dissolvenza, sotto forma di un inquietante disco nero, lo perseguita, lo insegue, lo trasporta da una fase all’altra di una vita di coppia nella quale non si identifica. È quello che nel cortometraggio accade a lui (Luca Di Giovanni), mentre lei (Roberta Mengozzi) si impegna appieno nella relazione (una divisione di ruoli che i due autori hanno assicurato essere casuale e non dipendere da stereotipi di genere).

Se ‘Fade to Black’ è la piacevole sorpresa, il curioso abbinamento è l’intenso documentario di Vito Robbiani (già presentato al Film festival diritti umani Lugano e trasmesso dalla Rsi) ‘Berehynia, Women of Kyiv’: è una strana esperienza, passare nel giro di un minuto da una spensierata carrellata di primi e ultimi baci alle testimonianze della nuova quotidianità del popolo ucraino in guerra. (…)

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