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Si presenta oggi a Lugano una nuova iniziativa ticinese. L’obiettivo? Creare e formare // CLO

“Siamo un gruppo di professionisti attenti allo sviluppo della comunicazione audiovisiva, che operano nei campi della ideazione, produzione e post-produzione di opere filmiche, audiovisive e culturali. Agiamo nei settori della ricerca, dello studio, dell’engineering e della progettazione e consulenza nel campo delle comunicazioni elettroniche, dei mass media audiovisivi, dell’informatica e delle applicazioni multimediali. Ma centrale nella nostra attività è anche l’organizzazione e la realizzazione di corsi di formazione e di interventi in campo sociale”.

Si presenta così Rec, la nuova associazione ticinese di professionisti dell’audiovisivo che oggi alle 18 inaugura i suoi spazi in via Ronchetto 7 a Lugano. Un regista di documentari, uno di fiction, un direttore della fotografia, un montatore e un esperto del suono. Ossia Olmo Cerri, Stefano Mosimann, Giacomo Jaeggli, Emanuele Di Marco e Adriano Schrade. Quattro giovani e il loro ex insegnante, Schrade, fra i fondatori del Cisa a Lugano, da cui si è malamente diviso l’anno scorso. Parliamo con lui di questa nuova iniziativa.

Operativa da alcuni mesi, per ora Rec non ha ricevuto nessun sostegno. A quali esigenze risponde questa iniziativa? « Nasce dalla volontà di quattro studenti che, finita la scuola di cinema, si sono resi conto che sul territorio si può solo lavorare e non c’è modo di fare un’ulteriore formazione di approfondimento. La formazione continua in ambito audiovisivo non è assolutamente occupata ».

Il tutto, aggiunge Schrade, in un territorio in cui ci sono delle potenzialità ma un’unica realtà forte, la televisione, che le assorbe. A questo si aggiunge un’altra lacuna: «Manca completamente nella pianificazione scolastica cantonale una formazione di base nel linguaggio dell’audiovisivo ». Un primo esperimento è stato fatto dagli ideatori di Rec un anno fa in una colonia estiva: « Un’introduzione al linguaggio audiovisivo in collaborazione con l’associazione Agape. L’idea è proprio di incominciare a proporre una settimana degli audiovisivi come attività extrascolastica ».

In che cosa consiste la ricerca da parte di Rec di un’“integrazione fra transmedialità e socialità”? « I ragazzi si sono resi conto che muoversi con una videocamera tra la gente modifica il comportamento delle persone. Questo rende lo strumento molto interessante, con una videocamera si può iniziare un’attività legata alla socialità. Formare un gruppo è necessario nell’audiovisivo, e in casi problematici portare questo discorso funziona, per ricostituire delle dinamiche di gruppo o dare una possibilità di comunicazione a persone che non possono servirsi della lingua ».

Parliamo di una piccola casa di produzione? « Tanti piccoli progetti ci hanno fatto capire che c’è uno spazio in cui muoversi ». L’idea, però, per il momento è quella di «reinvestire ciò che si incassa con la formazione in piccole produzioni con cui sostenere particolari operazioni sociali o culturali ».