Ritratto di Olmo Cerri (Rivista Syndicom 47/2025)
Testo: Giovanni Valerio Foto: Sandro Mahler

Rivista Syndicom 47/2025
Ho una prima formazione come operatore sociale e ho lavorato un po’ di anni in un centro diurno per persone con problemi di dipendenza. Facendo questo mestiere, mi sono reso conto che m’interessava ascoltare (e raccontare) le vite di chi incontravo. La telecamera poteva essere un buon modo per conoscere gli utenti con cui stavo lavorando. Ho iniziato così a fare video e a seguire una seconda formazione alla scuola di cinema come regista-documentarista, quindi come racconto della realtà.
La soddisfazione più grande è la profonda conoscenza che si instaura con i soggetti dei miei documentari. È un privilegio poter entrare nella vita delle persone: ci sono degli scambi che sono sempre molto emozionanti. E sono veramente soddisfatto quando i miei lavori hanno un impatto sugli spettatori e fanno riflettere. Contribuire al dibattito pubblico, rendere comprensibili temi complessi e offrire spunti di riflessione.
Questo dà senso a ciò che faccio ogni giorno.
Un’altra esperienza formativa importante è stata quella vissuta al Molino, il centro sociale di Lugano, quando avevo 18/19 anni. Andare alle riunioni col Comune, scrivere i comunicati stampa, gestire anche situazioni difficili, è stato un apprendistato umano incredibile. Significa prendersi responsabilità, confrontarsi con persone adulte. Cose che poi sono state utili anche nella mia vita professionale, come realizzare siti web, impaginare e scrivere comunicati. È stato un imprinting forte.
In generale, la dimensione collettiva mi ha sempre accompagnato.
Essere in gruppo, trovarsi, discutere e affrontare insieme i problemi penso che sia un valore aggiunto. Anche per uscire da questa società che ci spinge ad essere noi contro tutti, sempre in competizione. Ho anche fatto parte di TiKinò, un collettivo di cinema indipendente dove ci si trovava una volta al mese per fare dei cortometraggi e guardare i lavori degli altri. Poi, conclusa la scuola di cinema, con alcuni compagni di corso abbiamo fondato l’Associazione REC, che riproduce forme di organizzazione orizzontali. Prendiamo le decisioni collettivamente, non c’è una struttura verticale.
Trovo che anche il sindacato ti dà la stessa dimensione collettiva.
Soprattutto per i freelance come me. Per questo vi ho subito aderito e ho accettato di far parte del gruppo Press. Anche se, per essere sincero, sto imparando (e ricevendo) più cose io da syndicom che viceversa! Entrare attivamente nel sindacato ti apre una rete professionale, ti fa conoscere colleghi nella tua situazione: ci si sente meno soli! Poi ci sono i contatti con il resto del paese, in particolare per i professionisti dalla Svizzera italiana, per i quali non è sempre facile relazionarsi con le altre regioni linguistiche. Infine, ci sono i corsi: ho potuto seguire una formazione online sostenuta da syndicom proprio per approfondire la scrittura dei podcast.
Ci sono infatti storie che è più facile (e bello) raccontare con immagini, ma ce sono altre che sono più efficaci raccontate col suono. L’audio ha un potere evocativo enorme: a volte basta sentire il brano di una canzone o una voce e ci si aprono dei mondi mentali. In fondo, fare podcast è forse il mestiere più antico del mondo: raccontarsi e raccontare storie. La passione per i podcast è nata durante la pandemia. Con REC abbiamo chiesto di inviarci messaggi vocali per raccontare l’esperienza del confinamento. È nato così «Strani giorni»: quasi 30 puntate, con messaggi soprattutto dal Ticino, ma con testimonianze di ticinesi che erano in quel momento in Sudamerica, in Polonia, negli USA.
Alla fine si è creata una vera e propria comunità virtuale!
Biografia di Olmo Cerri
Olmo Cerri, regista e podcaster, è nato a Lugano nel 1984. Dopo essersi diplomato come operatore sociale, ha frequentato il Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive. Ha realizzato film documentari (tra gli altri, Non ho l’età e La scomparsa di Bruno Breguet), audiodocumentari radiofonici e podcast (tra cui Strani Giorni e Macerie, progetti premiati a livello nazionale). Il suo ultimo podcast, «La rivoluzione di Casvegno», uscirà in autunno. Tra i fondatori dell’Associazione REC, fa parte del Comitato nazionale Media di syndicom.
«Durch das Kollektive bin ich als Mensch gewachsen»
Aus dem Leben von Olmo Cerri
Ich habe eine Erstausbildung als Sozialarbeiter und arbeitete einige Jahre in einem Tageszentrum für Menschen mit Abhängigkeitserkrankungen. Dort wurde mir klar, dass es mich interessiert, Lebensgeschichten zu hören (und weiterzuerzählen). Kameras schienen ein guter Weg, die Menschen, mit denen ich zu tun hatte, näher kennenzulernen. So habe ich mit dem Filmen angefangen und eine Zweitausbildung als Dokumentarfilmer – Erzähler der Realität – gemacht. Es ist ein Privileg, in das Leben anderer Menschen eintauchen zu können, Dokumentation ist ein sehr emotionaler Austausch. Es erfüllt mich, wenn meine Arbeiten die Zuschauer:innen berühren und zum Nachdenken anregen.
Zur öffentlichen Debatte beitragen, komplexe Themen verständlich machen und Denkanstösse geben:
Das gibt meiner Arbeit Sinn.
Mit 18, 19 gehörte ich zu einer Gruppe, die ein Haus in Lugano besetzte und ein selbstverwaltetes Zentrum daraus machte. Ich ging an Gemeindeversammlungen, schrieb Medienmitteilungen, bewältigte schwierige Situationen: Das hat mich menschlich weiter gebracht. Ich habe gelernt, Verantwortung zu übernehmen und mich mit Erwachsenen auseinanderzusetzen.
Allgemein hat mich die kollektive Dimension stets begleitet.
Ich sehe es als echten Mehrwert, sich in der Gruppe zu treffen, zu diskutieren und Probleme gemeinsam anzugehen. Auch um sich von der Leistungsgesellschaft zu lösen, die uns drängt, gegeneinander und im Wettbewerb zu stehen. Ich war Mitglied im unabhängigen Kino-Kollektiv Tikino, wo man sich traf, um Kurzfilme zu realisieren und die Filme der anderen anzusehen. Nach der Filmschule baute ich mit anderen Absolvent:innen den Verein REC auf, der horizontal organisiert ist. Wir treffen Entscheidungen gemeinsam, es ist keine vertikale Struktur.
Meiner Meinung nach gibt dir auch die Gewerkschaft diese kollektive Dimension. Vor allem Freelancern wie mir. Deshalb bin ich der Gewerkschaft gleich beigetreten und engagierte mich in der Gruppe Presse.
Wenn ich ehrlich bin, lerne (und bekomme) ich von syndicom mehr als umgekehrt!
Wenn man sich aktiv einbringt, öffnet sich ein berufliches Netzwerk. Du lernst Kolleg:innen kennen, die in der gleichen Lage sind, und fühlst dich weniger allein. Nicht zu vergessen sind die Kontakte in die anderen Landesteile, die für die Kolleg:innen aus der italienischen Schweiz oft schwierig zu knüpfen sind.
Schliesslich gibt es die Kurse: Ich konnte einen von syndicom finanzierten Online-Kurs besuchen, um meine Kenntnisse im Produzieren von Podcasts zu vertiefen.
Es gibt Geschichten, die man einfacher (und besser) mit Bildern erzählt, und andere, die mit Ton viel wirksamer werden. Audio hat eine starke Kraft: Manchmal reicht ein Liedausschnitt oder eine Stimme und ganze innere Welten öffnen sich. Meine Begeisterung für Podcasts entwickelte sich in der Pandemie. Mit REC haben wir die Menschen aufgefordert, in Sprachnachrichten von ihrem Leben im Lockdown zu erzählen. Daraus ging «Strani giorni» (Seltsame Tage) hervor: 27 Folgen mit Aufnahmen aus dem Tessin, aber auch mit Berichten von Tessiner:innen, die sich damals in Südamerika, Polen oder den USA aufhielten.
Am Schluss ist so eine eigentliche virtuelle Gemeinschaft entstanden!
Biografie von Olmo Cerri
Olmo Cerri, geboren 1984 in Lugano, ist Regisseur und Podcaster.
Nach seinem Abschluss als Sozialarbeiter besuchte er das «Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive» in Locarno. In seinen Dokumentarfilmen behandelt er vor allem historische, politische und soziale Themen. Unter anderem hat er die beiden Filme Non ho l’età (Ich bin noch nicht alt genug) und Das Verschwinden von Bruno Breguet gedreht. Daneben hat er Radiofeatures und Podcasts realisiert (darunter Strani Giorni (2020) und Macerie (2021), die nationale Preise gewannen), sowie Quegli stupefacenti anni zero (2023).
Sein neuester, vom italienischsprachigen Radio und Fernsehen RSI produzierter Podcast La rivoluzione di Casvegno erscheint im Herbst.
Er ist Gründungsmitglied des Vereins REC und engagiert sich im nationalen Vorstand Presse von syndicom.
« Je crois au collectif »
J’étais d’abord assistant social et ai travaillé quelques années dans un centre de jour pour personnes souffrant d’addiction. Je me suis rendu compte que j’aimais écouter (et raconter) la vie des personnes que je rencontrais. La caméra semblait être un bon moyen pour mieux connaître celles et ceux avec qui je travaillais. Je me suis donc mis à faire des films et ai suivi une seconde formation à l’école de cinéma en tant que réalisateur de documentaires.
Ma plus grande satisfaction, c’est d’apprendre à connaître en profondeur les personnages de mes documentaires. C’est un privilège de pouvoir entrer dans leur vie, les échanges sont toujours très émotionnels. Je suis comblé quand mes travaux touchent les spectateur-trices.
Contribuer au débat public, rendre compréhensibles les thèmes complexes et offrir des pistes de réflexion : cela donne du sens à mon travail.
Lorsque j’avais 18-19 ans, je faisais partie d’un collectif qui occupait un centre autogéré à Lugano. Je devais gérer les contacts avec les autorités, communiquer et défendre l’importance de ce centre. De manière générale, la dimension collective m’accompagne depuis toujours. Je considère que se réunir en groupe, discuter et aborder les problèmes ensemble apporte une réelle valeur ajoutée. Aussi pour sortir de cette société qui nous pousse à être les uns contre les autres et à rester en compétition.
J’ai aussi été membre du collectif de cinéma indépendant Tikino, où l’on se retrouvait une fois par mois pour réaliser des courts-métrages et visionner les films des uns et des autres. Après l’école de cinéma, j’ai mis sur pied, avec d’autres camarades, l’Association REC, où nous prenons les décisions collectivement, il n’y a pas de structure verticale.
Je trouve que le syndicat donne lui aussi cette dimension collective.
Surtout aux freelances comme moi. C’est pourquoi j’ai très tôt adhéré au syndicat et me suis engagé dans le groupe Presse. Même si, pour être sincère, j’apprends (et reçois) plus de syndicom que l’inverse ! S’impliquer activement au syndicat ouvre un réseau professionnel. On apprend à connaître des collègues dans la même situation, on se sent moins seul-e ! Et il ne faut pas oublier les contacts avec les autres régions du pays, souvent difficiles à nouer pour nous qui sommes de la Suisse italienne.
Enfin, il y a les cours : j’ai pu suivre une formation en ligne financée par syndicom pour approfondir l’écriture des podcasts. Certaines histoires se laissent plus facilement (et mieux) raconter en images, mais le son est plus efficace pour en conter d’autres.
Parfois il suffit d’écouter un extrait de chanson ou d’entendre une voix pour que tout un univers mental s’ouvre. Au fond, réaliser des podcasts est peut-être le métier le plus ancien du monde : se raconter et raconter des récits. Ma passion pour les podcasts est née durant la pandémie.
Avec REC, nous avons demandé à des gens de nous envoyer des messages vocaux pour raconter leur expérience du confinement. Strani giorni (jours étranges) a ainsi vu le jour : près de 30 épisodes, avec des messages provenant avant tout du Tessin, mais aussi des témoignages de Tessinois-es qui séjournaient alors en Amérique du Sud, en Pologne ou aux États-Unis.
En fin de compte, une véritable communauté virtuelle s’est formée !
Biographie d’Olmo Cerri
Olmo Cerri, né en 1984 à Lugano, est réalisateur et podcaster. Après avoir obtenu son diplôme d’assistant social, il a fréquenté le Conservatoire international des sciences audiovisuelles (CISA) de Locarno. Il a notamment tourné les deux films Non ho l’età (Je n’ai pas l’âge) et La disparition de Bruno Breguet. Par ailleurs, il a réalisé des documentaires audio et des podcasts, primés à l’international. Son dernier podcast, La rivoluzione di Casvegno, produit par la RSI, sortira en automne.
Il s’engage au comité national Presse de syndicom.