44799_17_mediumDa sinistra Frederic Moulin, Chiara Dello Iacovo e Pippo Delbono (foto Monica Costagli)

L’ultimo ciak è di pochi giorni fa. Giuseppe Varlotta ha concluso a Bellinzona le riprese di “Oltre la nebbia”, il suo secondo lungometraggio dopo “Zoè”, uscito nel 2008. 40 anni, l’astigiano ha girato per sei settimane tra Palazzo Mazzetti, i castelli di Burio e Costigliole, la Svizzera. Tutti luoghi accomunati dal marchio Unesco dove Varlotta ha ambientato una vicenda che nelle premesse sa di giallo: è la storia della scomparsa del maestro teatrale Rainer Merz, sparito nel nulla proprio mentre sta allestendo un dramma sulla figura di Federico II. Sul caso indaga l’investigatore privato Giovanni Andreasi, che da qualche tempo vede nei suoi incubi proprio il volto di Merz. «Più che un giallo è un film “varlottiano”, secondo la definizione dell’attore Andrea Pinketts. Del resto, nei miei lavori coesistono vari generi.»

“Oltre la nebbia” quanto sarà distante dai toni onirici di “Zoe”? «Zoè era costruito come una favola sulla guerra, attraverso la visione onirica della bambina protagonista. “Oltre la Nebbia” invece racconta il doppio di ogni essere umano, attraverso le paure e i conflitti personali. Noi tutti nella vita recitiamo, come aveva ben visto Pirandello. Il gioco si fa interessante se il capo comico degli attori sparisce in una ex fabbrica di cioccolato e un investigatore privato, interpretato da Pippo Delbono, si mette sulle sue tracce per poi scoprire qualcosa di totalmente inatteso.» Il nome del celebre regista non è l’unico di rilievo nella produzione Kabiria Films: ci sono anche Corinne Clery, Cosimo Cinieri e Vincent Nemeth.

Al debutto anche la nostra Chiara Dello Iacovo, mentre tra le comparse si riconoscono gli astigiani Giorgio Conte, Gianni Miroglio, Luciano Berruti con i suoi quadri, i piccoli Nicolò Amos Varlotta, Sofia Morando e una trentina di bambini astigiani della scuola Rio Crosio. Ma come è nato questo progetto? «Inizialmente ho lavorato su un suo soggetto e una prima stesura di sceneggiatura di Giovanni Casella – spiega Varlotta – ma poi mi sono reso conto che non la sentivo mia e così sono partito da zero. Insieme a Paolo Gonella ho riscritto tutto il nuovo soggetto e la nuova sceneggiatura.» Così come era accaduto per “In un posto bellissimo” di Giorgia Cecere, la Cassa di Risparmio di Asti ha finanziato la produzione attraverso la formula del tax credit. Ora il girato passerà in sala montaggio, dove sarà affidato alle cure di Federica Ravera, collaboratrice del maestro Ermanno Olmi. A quando la prima al cinema? «Sarà una bella sorpresa», assicura il regista.

Enrico Panirossi