6_incontriLa bassa statura, le sue grandi mani, i capelli neri foltissimi, quell’andatura che spiccherebbe tra altre mille. Massimo Mascaro, classe 1975, di Gordola, è un personaggio che nel Locarnese conoscono quasi tutti. Umile, generoso, spontaneo. Di professione carrozziere, è uno dei tre ticinesi che tra il 12 e il 19 settembre indosserà la maglia della Svizzera e parteciperà alla Homeless World Cup di Amsterdam, un mondiale di calcio davvero particolare, giunto alla tredicesima edizione. «Si gioca sull’asfalto – sottolinea Massimo –. Ed è dedicato alle persone che nella vita hanno passato qualche difficoltà». Il termine Homeless, che letteralmente significa “senza tetto”, è generico. E ogni nazione (74 i Paesi rappresentati) lo declina e lo interpreta a piacimento. All’evento annuale si incrociano storie di ogni tipo. Da chi è confrontato con il disagio sociale ai disoccupati di lungo corso, da chi è cresciuto in orfanotrofio a chi ha disturbi comportamentali, dagli ex tossicodipendenti in via di ripresa ai veri e propri barboni. E Massimo? In passato ha avuto qualche problema legato a un carattere introverso, ma oggi conduce un’esistenza normalissima. Ha un lavoro, ha una ragazza, ha tanti amici, ha una vita sociale ricchissima e pratica un’infinità di sport. «Sono una persona felice», dice.

Forti emozioni in campo
Alla vigilia della partenza per l’Olanda, il cuore di Massimo, “Max” per le persone che lo conoscono bene, batte forte. «Sono emozionato. Abbiamo fatto un sacco di campi di allenamento per prepararci a questo evento. Sono capitato in questa avventura grazie a un gruppo di amici con cui gioco a pallone ogni tanto. I miei allenatori hanno creduto tantissimo in me, mi hanno motivato. Devo proprio ringraziarli». Dalle selezioni a Basilea (dove ha sede l’associazione Surprise, che si occupa della nazionale svizzera) al ritiro di Tenero, in corso proprio questa settimana al Centro Sportivo Nazionale, sono passati ormai diversi mesi. «Puoi partecipare al mondiale una volta sola nella vita. Perché gli organizzatori vogliono che il maggior numero di persone possibile abbia l’opportunità di approfittare di questa esperienza. È qualcosa che rende il tutto ancora più speciale». Senza contare quelle telecamere che da parecchie settimane seguono la marcia di avvicinamento di Max e dei suoi compagni alla manifestazione. «Il regista Daniel Bilenko sta preparando un documentario per la trasmissione Storie della RSI. Non mi era mai capitata una situazione del genere. La telecamera ce l’hai puntata addosso nei momenti più impensabili. Ti sembra di essere un VIP. Per uno emotivo come me è un forte stress. Ma è anche una bella sfida, perché mi permette di andare oltre le mie paure e la mia timidezza». Max è un personaggio che ha parecchi interessi, dal giardinaggio al ciclismo. «Faccio un sacco di chilometri in bicicletta sul Piano di Magadino e nelle valli». Il suo grande amore, però, è da sempre il calcio. In campo è capace di grandi giocate, come di svarioni clamorosi. È lui stesso ad ammetterlo, con il sorriso sulle labbra. «Tutto dipende dalla concentrazione. Se ci sono con la testa, vado alla grande». Vedi quel ragazzo di origini calabresi correre a testa bassa dietro alla palla e ti rendi conto che il calcio, quello vero, giocato tra amici, è una cosa bella. Fatta di sentimenti e di grandi incontri. «In campo io sono una trottola, corro tantissimo, mi sfogo. A volte non tengo la posizione, ma non fa niente, a me piace così. Con i miei compagni della nazionale si parla poco italiano. Però ci capiamo lo stesso».

È un piccolo leader, Max. Ha l’agonismo nelle vene e non si tira mai indietro. Nemmeno di fronte agli ostacoli più difficili della vita. È accaduto, ad esempio, due anni fa quando papà Salvatore, a 79 anni, è stato portato via da un cancro. «Quello è stato un periodo durissimo. Abbiamo scoperto il tumore del babbo a gennaio 2013. Verso l’estate sembrava essersi ripreso. Poi, una ricaduta. Terribile e rapida. A inizio ottobre papà se n’è andato». Ma in tutto questo c’è un dolce episodio che Massimo rievoca volentieri. «Il babbo si è spento in ospedale davanti a tutti i suoi cari. Ricordo che mio fratello Luca era in ritardo per il lavoro. Papà l’ha aspettato prima di spirare. È stato commovente». Il 40enne di Gordola ha deciso di onorare la memoria del papà nel migliore dei modi. «Ho preso in mano il suo vigneto. Prima faceva tutto lui. Io ho imparato durante il suo ultimo anno di vita. Grazie all’aiuto di un amico del babbo, faccio il vino e curo l’orto in suo onore. E se un giorno non dovessi più riuscire a starci dietro, cercherei una persona in gamba che possa occuparsene al mio posto». Intanto, la valigia a casa di Max è quasi pronta. Il biglietto del treno per Amsterdam è già sul comodino. «Ho guardato qualche video su Youtube. Ci aspetta qualcosa di molto spettacolare. Anche a livello di ambiente. Non vedo l’ora di mettere piede in Olanda».

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